; Il Blog di chi ama viaggiare: mare d'inverno
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lunedì 20 febbraio 2012

Arcipelago ad impatto zero: Seychelles

Nazione all’avanguardia per la tutela dell’ambiente, sa però offrire anche resort di gran lusso


Salve inguaribili viaggiatori, oggi continuo a farvi sognare con il mare d'inverno e vi ricordo che venticinque anni fa, le Seychelles erano un incanto: il loro fascino discreto attirava gli inguaribili viaggiatori che apprezzavano la solitudine delle spiagge, la ricchezza naturalistica dell'entroterra e l'atmosfera silenziosa, disturbata (raramente) dal motore di qualche Mini Moke, le automobiline decapottabili prese in affitto dagli stessi viaggiatori.

Ma, una volta tanto, nessuna nostalgia perparadisi ormai irrimediabilmente perduti: a differenza di altre mete tropicali, l'inesorabile avanzata di un turismo sempre più invadente non ha sfigurato queste isole dell'oceano Indiano.

Qualche concessione al lusso di esclusivissimi resort, e nulla più. Ma l'identità ecofriendly delle Seychelles non è frutto del caso: già all'inizio degli anni Novanta era stato formulato dal governo un piano di tutela ecologica (fu la prima nazione africana ad approvare un programma di questo tipo).

Nel 2003, un documento del ministero del Turismo e dei trasporti ha ulteriormente fissato i principi per un ecoturismo lungimirante e redditizio al tempo stesso: ovvero un approccio in grado di conciliare lo sviluppo di hotel e strutture ricettive – il turismo rimane una fonte irrinunciabile di ricchezza per questo Paese - con il rispetto per l'ambiente.

Cosi adesso circa il 47% delle terre emerse delle 115 isole che compongono l'arcipelago è sotto tutela, esistono due parchi nazionali terrestri e sette marini, è vietato costruire edifici più alti della vegetazione circostante, altrettanto vietate le costruzioni sulla battigia e, se proprio qualcosa si deve realizzare, si dà tendenzialmente la preferenza a piccoli complessi con un numero limitato di camere. È il caso, per esempio, della sciccosissima Round island, a pochi chilometri da Praslin, dove recentemente è stato aperto un elegante resort con tre ville e una suite padronale: tutte rigorosamente costruite con legni autoctoni e sfruttando il granito locale.

Ma, per una vacanza a impatto zero, non è sempre necessario fare scelte costose: Bird island, isola corallina a un centinaio di chilometri da Mahé, è il rifugio di migliaia di uccelli, tra cui diverse varietà di sterne, inoltre sulle sue spiagge vengono a nidificare, tra ottobre e febbraio, le tartarughe marine.

L'isola accoglie gli amanti della natura nel piccolo e semplice Bird island lodge, dove sono bandite aria condizionata, tv e piscina. Da non perdere, per gli appassionati di birdwarching, anche la riserva naturale di Aride island, facilmente raggiungibile con un'escursione in giornata da Praslin, e le isole di
Cousin e di Curieuse: queste ultime sono siti molto importanti dal punto di vista naturalistico-ambientale. Cousin viene definita l'isola cha appartiene agli uccelli (pare ne vivano più di trecentomila), Curieuse ospita un centro di riproduzione delle tartarughe giganti.

L’inguaribile viaggiatore che ama la natura più selvaggia dovrebbe assolutamente visitare I’atollo di Aldabra, distante un migliaio di chilometri da Mahé. Dichiarato Patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco, è un luogo incredibile, dove si riproducono migliaia di tartarughe giganti.

Una volta era accessibile soltanto agli studiosi, oggi invece anche le imbarcazioni private possono spingersi fin qui, sotto l'attenta supervisione di un membro del Seychelles island foundation (per info: www.sif.sc).

Quanto alle tre isole maggiori, ovvero Mahé, Praslin e La Digue, sebbene siano state più sfruttate (turisticamente parlando), riservano comunque grandi sorprese.

Praslin è famosa nel mondo per la vallée de Mai, l'area protetta dove cresce la palma del coco de mer, simbolo stesso delle Seychelles. Gli amanti dell'understatement adorano invece La Digue, con i suoi carri trainati dai buoi e le bellissime spiagge. Qui il contatto con la natura è ancora più vero, grazie alle numerose pensioncine a gestione familiare, valide alternative ai resort di lusso.

Last but not least, l'isola principale, Mahé.
Due i parchi naturali marini che meritano una visita: il Sainte-Anne marine national park, formato da sei isole allargo della capitale Victoria, è perfetto per lo snorkeling tra i banchi corallini.

Dalla parte opposta dell'isola c'è il Port Launay national park: una distesa di mangrovie per una delle aree protette meno conosciute di Mahé. Ma anche l'entroterra dell'isola dovrebbe essere esplorato: i sentieri del Morne Seychellois national park permettono di inoltrarsi nella giungla primitiva, tra i secolari alberi takamaka.

Infine Mahé, a differenza di quasi tutte le altre isole dell'arcipelago, consente di venire a contatto con la multietnica cultura locale: qui c'è l’africa nelle tradizioni e nel colore della pelle, c'è l'Europa nella lingua, ma non mancano comunità di hindu e cinesi.

Avviso gli inguarili viaggiatori che in questo periodo ci sono delle ottime offerte di voli per Roma o di voli per Milano . Cercate sul web la promozione che più soddisfa le vostre esigenze.

Alla prossima meta.
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it


mercoledì 1 febbraio 2012

Un Triangolo benedetto: Bermuda

Bermuda, la patria del golf, oggi scalo delle navi da crociera dove le auto sono bandite ai turisti

Salve inguaribili viaggiatori, oggi continuo a farvi sognare con il mare d'inverno ed oggi vi parlo di fazzoletti di terra verde sospesi nell'azzurro dell'oceano Atlantico. Un paradiso per golfisti, ma anche un luogo in cui rilassarsi a lsole, andare in barca, mangiare divinamente e godere di un clima favorevole con estati calde, ma mai torride, e una lunga primavera, ovvero le Bermuda.


Da sempre Bermuda è sinonimo di golf, qui si trova, infatti, la più densa concentrazione di green al mondo, con ben otto campi e una famosa accademia, su un territorio di meno di 54 kmq. I percorsi portano la firma dei più rinomati progettisti, come Robert Trent Jones, e sono aperti tutto l'anno.
I campi da golf delle Bermuda sono perfetti per giocare, perfezionare la tecnica, ma anche per essere visitati, proprio come musei all'aria aperta, perché da qui si possono ammirare paesaggi meravigliosi. Come avviene dal Mid ocean club, bagnato su tre lati dall'oceano, o dal Fairmont Southampton, da cui si godono incantevoli scorci sulla spiaggia rosa, una magica combinazione di sabbia corallina e frammenti di conchiglie.

Sull'isola, sarebbe meglio dire le isole di Bermuda, perché sono in realtà circa 180 isolotti, uniti da ponti e suddivisi in nove quartieri, chiamati parish, ci si sposta con tutti i mezzi, tranne che con le auto.
Una rigida politica ambientale proibisce, infatti, il noleggio di macchine ai turisti per preservare l'ambiente dal traffico e dall'inquinamento alle Bermuda.

Per muoversi all'interno delle Bermuda ci sono efficienti servizi di traghetti e bus, dipinti in rosa e blu, ma soprattutto motorini, barche e biciclette con cui raggiungere i luoghi più famosi.

Come la capitale di Bermuda, la città di Harnilton, che è un susseguirsi di case color pastello, affiancate una all'altra,con il tetto rigorosamente bianco che raccoglie l'acqua piovana, preziosa risorsa idrica dell'arcipelago.

Una città accogliente con tante gallerie d'arte e showroom come il Glassblowing, che ospita gli atelier di otto artigiani del vetro che producono le loro opere in diretta. Non distante da qui si trova lo studio di Otto Trott, pittore nato a Bermuda che chiacchiera volentieri con chi vuole ammirare le sue opere e conoscere la cultura isolana.
Il suo consiglio? È quello di visitare il Verdrnont museum, uno dei più importanti edifici storici delle Bermuda. Si trova a Smiths parish ed è un esempio di architettura georgiana perfettamente conservato.

Dall'inizio del Settecento, epoca della sua costruzione, ad oggi gli interventi di restauro sono stati minimi, fatto che dona alla dimora un fascino molto particolare. Proprio come una casa privata, ospita una collezione di mobili artigianali di cedro e di porcellane inglesi. Ha grandi finestre che si affacciano su un giardino colorato dal rosso degli ibiscus, dal fucsia degli oleandri e dal bianco dei frangipani.

Molti edifici storici di Bermuda si trovano però a Saint George's Town, che fu la capitale di Bermuda fino al 1815, ed è il più antico centro abitato inglese delle Americhe.

La città, protetta dall'Unesco, è un dedalo di vicoli e stradine che portano alla Bridge house e alla Old State house, dove si svolgevano le sedute del parlamento coloniale. Ma l'edificio più suggestivo, che ricorda le abbazie scozzesi in rovina, è l'Unfinished church, una chiesa mai completata che sorge su un prato verde, con arcate gotiche che s'innalzano verso il cielo.

Percorrendo la South road, una delle arterie principali di Bermuda, si raggiungono le spiagge più belle. C'è quella rosa di Elbow, dove si trovano i ristoranti più alla moda e ci sono insenature nascoste, come jobsons cove, una piccola baia dove l'acqua ha il colore turchese di una piscina naturale.

Tutti gli alberghi offrono la possibilità di organizzare immersioni che portano alla scoperta dei relitti storici, alcuni risalenti alXV secolo. Del resto, la storia di Bermuda coincide proprio con un naufragio.

Scoperto agli inizi del Cinquecento dallo spagnolo Juan de Bermùdez, che gli impose il nome, l'arcipelago rimase disabitato fino alla fine del secolo, quando vi si insediarono gruppi di coloni inglesi scampati all'affondamento di navi dirette in Virginia, come quello del 1609 della nave britannica Sea Venture, capitanata dall'ammiraglio sir George Somers. L'incidente suscitò un grande clamore in Inghilterra, tanto che pare abbia ispirato a William Shakespeare la scrittura de La Tempesta.

Oggi l'epoca dei naufragi è lontana e Bermuda è uno dei maggiori scali delle grandi navi da crociera, che attraccano al porto di King’s wharf.
Le crociere, soprattutto in barca a vela, sono diventate l'escursione di Bermuda per eccellenza. Barche con il fondo di vetro per vedere a pelo d'acqua gli sgargianti colori della barriera corallina, catamarani per godersi il tramonto dal mare e yacht attrezzati per le immersioni e che permettono in cinque giorni di ottenere il brevetto Padi Wreck historian distinctive speciality, per il diving archeologico sui relitti storici.

Alla prossima meta.
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it

lunedì 30 gennaio 2012

Ricomincio da tre: Porto Rico,

Repubblica Dominicana e isole vergini

americane

Resort esclusivi e spiagge isolate: molta mondanità ma anche sport e attività per tutti i palati

Salve inguaribili viaggiatori, oggi continuo a farvi sognare con il mare d'inverno e vi ricordo che l'immagine di queste tre isole è quella classica, da cartolina. Quella che rimane impressa nello sguardo, come un tatuaggio. Ma lo spirito autentico del Caribe va anche oltre ed è fatto di piccole cose da scoprire, lontano dalle rotte turistiche.

Navigando da ovest a est s'incontra Porto Rico, l'isola che è sotto la giurisdizione degli Stati Uniti ma che mantiene un forte carattere latino. Quello che si vive nella capitale San Juan, dove la notte trascorre a suono di salsa e merengue, o a Ponce, la seconda città dell'isola, fondata nel 1692 da Juan Ponce de Leén, con i suoi edifici neoclassici e il museo che custodisce Flaming June, il quadro-mito dei Carabi.

Una meta perfetta per ogni genere di attività sportiva e di avventura, ma che sa offrire pure angoli defilati e tranquilli, come i nuovi ecolodge nel folto della foresta pluviale di El Yunque, un luogo amato dai Tainos, la prima popolazione amerindia dei Caraibi, che credeva che il dio della felicità vivesse qui. E poi ci sono i bungalow sul mare nelle isolette di Vieques e Culebra, raggiungibili in traghetto e dove lo stile di vacanza è semplice, scandito da relax al j sole e immersioni in acque ricche di pesci tropicali.

Natura e cultura anche nella Repubblica Dominicana dove sono stati promossi nuovi tipi di turismo, come quello responsabile, lungo la Ruta del cafè, nel territorio montuoso fra le province di Salcedo e Bonao; si visitano le piantagioni e s'incontrano le popolazioni locali, anche con un coinvolgimento diretto nelle attività di sviluppo. Oppure il turismo archeologico, con il nuovo percorso della Ruta de Padre Nuestro e la visita di grotte con sorgenti d’acqua dolce in cui sono conservate rappresentazioni rupestri risalenti al periodo precolombiano.

L'isola si è aperta anche agli itinerari naturalistici, come quelli a cavallo nel parco nazionale Jaragua, ed ai soggiorni sportivi sulla costa nord che, grazie alle correnti leggere che riportano verso la spiaggia e ai venti progressivi, è diventata la nuova mecca per chi ama gli sport ecologici, come surf, windsurf e kitesurf.

Il cuore storico dell'isola batte a Santo Domingo, dichiarata nel1990 dall'Unesco Patrimonio dell'umanità, in virtù dei monumenti e palazzi storici del XV e XVI secolo che testimoniano la sua ricca storia coloniale.

Il passato si sposa con il presente al Museo d'Arte contemporanea, dove sono esposte le opere di artisti locali, mentre al Museo folklorico Morel di Santiago de Los Caballeros sono custodite le maschere dei carnevali più famosi dei Caraibi.

Carnevale che ogni anno è protagonista pure sulle Isole Vergini americane, dov'è festeggiato in momenti diversi: a St. Croix in dicembre, a St. John il 4 luglio e a St. Thomas in aprile. Sfilate in maschera, musica dal vivo, stand gastronomici e la presenza del mocko jumbie, il simbolo del carnevale, uno spirito danzante che cammina sui trampoli con il costume coperto da specchietti per attirare la luce e tenere lontano i demoni.

La più tranquilla delle Isole Vergini americane è comunque Water Island che si raggiunge con una breve traversata di taxi d'acqua da St. Thomas; per un tocco di mondanità ci sono resort esclusivi come Caneel Bay, a St. John, voluto a metà del secolo scorso da Laurance Rockefeller che s'innamorò del posto e acquistò quasi tutta l'isola, all'epoca coperta per l'85% dalla foresta pluviale.

Oggi si rifugiano qui Angelina Jolie e Brad Pitt, ma l'arcipelago è da sempre abituato a personaggi famosi, a partire dai suoi stessi figli, come Camille Pissarro, padre dell'impressionismo francese, nato nel 1830 a St. Thomas, che trovava ispirazione tra cielo e mare, in cima al Bluebeard's Castle, la torre del pirata Barbanera, dove oggi si trova un resort con vista mozzafiaro,

Alla prossima meta.
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it

mercoledì 25 gennaio 2012

Spirito creolo e charme francese Guadalupa Martinica

Spirito creolo e charme francese:

Guadalupa e Martinica

Come sentirsi (quasi) a casa, lungo gli arenili candidi affacciati sul mar dei Carabi.

Salve inguaribili viaggiatori, oggi continuo a farvi sognare con il mare d'inverno e vi ricordo lo slogan delle isole Antille ovvero “tutto quello che ci si può aspettare da una vacanza tropicale alle Antille, ma con un tocco di charme francese in più”.


Lunghe spiagge immacolate, acque turchesi, piantagioni coloniali, foreste tropicali, ma anche la cultura creola, l'architettura in legno colorato, la cucina speziata e la biguine, la musica che fa da sensuale colonna sonora.

Il viaggio ideale può partire dalle isole della Guadalupa.
Basse-Terre, montagnosa e coperta dalla foresta tropicale, e Grande-Terre, completamente diversa, piatta e calcarea. Sono separate dal braccio di mare della Rivière Salée e, viste dall'alto, ricordano la silhouette di una grande farfalla che dispiega le sue ali tra il Tropico del Cancro e l'Equatore.

Fanno da contorno alla farfalla l'isola di Désirade, protetta da lunghe barriere coralline, Les Saintes, dove i ritmi di vita sono ancora quelli di una volta, e Marie-Galante, con le piantagioni di canna da zucchero.

Tutti luoghi che hanno una personalità diversa, ma sono uniti da un filo rosso: quello della scelta di un turismo ecologico e sostenibile.

Dal 2006, infatti, i principali operatori, alberghi e ristoranti hanno sottoscritto una carta comune che punta sulla qualità dei servizi, anche declinata agli ospiti portatori di handicap e disabilità. Un modo per far conoscere l'arcipelago a un pubblico sempre più ampio, senza però comprometterne il delicato equilibrio ambientale.

A partire dal parco nazionale, che custodisce gran parte della foresta tropicale e dei rilievi vulcanici di Basse-Terre.

Un paradiso da scoprire a piedi, attraverso un reticolo di quasi trecento sentieri, chiamati traces, come quello che parte da Saint-Claude e porta in cima al vulcano la Soufrière, che con i suoi 1487 metri è la vetta più alta delle Piccole Antille.
La forza primordiale della natura sir espira anche nella riserva naturale del Grand cul-de-sac marin, un santuario tra Grande-Terre e Basse-Terre dove mangrovie, foreste paludose e lagune di acqua dolce sono separate dall'oceano dalla barriera corallina. Un habitat ideale per fregate, pellicani, colonie di aironi che dal 1992 è protetto dall'Unesco come riserva della biosfera.

Negli ultimi anni, accanto alle avventure nel cuore della foresta si sono affermate anche quelle di mare, che riservano bellissime sorprese, come l'incontro con i capodogli nella zona di Pointe Noir o quello con le grandi onde di Anse-Bertrand, da affrontare con la tavola da surf. Da dicembre a maggio le condizioni di visibilità e temperatura dell'acqua sono perfette per ammirare banchi di pesci tropicali che nuotano tra i coralli multicolori.

Il luogo migliore per vedere questo spettacolo è la riserva Jacques Cousteau, nella Basse-Terre, vicino agli isolotti di Pigeon. Si raggiungono in kayak da Malendure e sanno emozionare sia i sub più esperti, che possono spingersi fino a punta Carangue o verso il relitto Franjack, sia chi ama nuotare con maschere e pinne, osservando i fondali come se si fosse immersi in un acquario.

Scendendo di latitudine s'incontra un'altra isola che mescola lo charme francese e il carattere creolo, Martinica. I primi abitanti, gli indigeni Arawak, la chiamavano Madinina, l'isola dei fiori. È il luogo dove nel 1887 si rifugiò Paul Gauguin (i suoi libri e le sue lettere sono ancora oggi custoditi nel museo a lui dedicato) e che ha dato i natali ad Aimé Césaire, per 40 anni leader del Paese, considerato il Dante caraibico.

Ma l'essenza di quest'isola, lunga solo 80 chilometri, si assapora nel gusto di cannella del suo rum, considerato uno dei migliori al mondo. A differenza degli altri rum, infatti, è ricavato direttamente dalla canna da zucchero. Si fregia dell'appellativo di rhum agricole ed è l'unico ad aver ricevuto la denominazione d'origine controllata.

Per conoscere questo concentrato di natura e cultura martinicana si può percorrere la strada che ne porta il nome. Il periodo migliore è fra marzo e giugno, quando inizia il taglio della canna, le distillerie si mettono al lavoro e nell'aria si diffonde un delizioso profumo di caramello.

L'itinerario si snoda tra piantagioni e distillerie, ma è anche un'occasione per conoscere le bellezze dell'isola, come la spiaggia di Diamant, contornata da palme e mandorli, o la Maison de la Canne, il museo della canna da zucchero a Trois- Ilets, il villaggio di pescatori che ha dato i natali a Josephine Tascher de la Pagérie, che fu la prima moglie di Napoleone e imperatrice di Francia.

La leggenda racconta che Josephine amava immergersi nelle acque di Le François e sorseggiare un bicchierino di rum nei fonds blancs, i punti dove l'acqua è bassa e il fondale è sabbioso.

Ancora oggi qui si può provare la stessa emozione, facendosi servire un Ti Punch, l'aperitivo a base di rum, sciroppo di canna e lime, direttamente in mare.

Lungo la strada del rum, che taglia l'isola da nord a sud, l'attrazione principale è l'Habitation Clément, una distilleria del XVIII secolo, magnifico esempio di archeologia industriale, che vanta una collezione di bottiglie tra le più ricche dell'isola. Il prezioso distillato è anche l'ingrediente di molte ricette tipiche, come le banane flambé o la noce di cocco al rum. Le migliori sono quelle preparate da Tante Arlette, nel suo ristorante a Grand-Rivière.

Ex panettiera e collezionista di antiche ricette locali, è una delle migliori rappresentanti della cultura gastronomica creola.

Un altro evento da non perdere è il Tour des Yoles rondes, la regata che si svolge nel mese di agosto. Prende il nome dall'imbarcazione tipica, con la vela rettangolare, una lunghezza tra gli 8 ed i 10 metri e l'albero maestro in legno tropicale ritorto.
Dura sette giorni, con tappe nei principali porti che si trasformano in grandi teatri all'aperto, con i tifosi che indossano cappello e maglietta coi colori della barca del cuore.

Una specie di Palio di Siena itinerante, ma in versione marinara, che prevede musica, sfilate e feste a cui partecipano - con molto piacere - anche i turisti.

Alla prossima meta.
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it

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mercoledì 18 gennaio 2012

Cercasi paradiso: Polinesia

Francese

Da due secoli affascina il mondo.
Fra mito e realtà, appuntamento con la leggenda dei Mari del Sud

Salve inguaribili viaggiatori, oggi continuo a farvi sognare con il mare d'inverno e vi suggerisco di dimenticare la macchina fotografica e non sarete prigionieri dell'ansia del ricordo.


Dimenticate anche retorica e aspettative. Vivetela, E la Polinesia vi regalerà più di quanto immaginate.
Più tradizioni di quelle scimmiottate nel tamouré confezionato per gli ospiti degli alberghi, più fascino di quello banalizzato nei dépliant turistici. Più vita di quella che passa veloce dai finestrini di un'auto, più emozioni di quelle suscitate da un tramonto che incendia la laguna.

Se cercate delle cartoline risparmiatevi tanti chilometri. La sua bellezza non è nei panorami grandiosi ma nelle storie piccole, nei gesti, negli sguardi, nei sorrisi.
Perché la Polinesia non è un fondale per belle foto, un palcoscenico per il sogno d’esotismo del mondo. È verità. Da assaporare con gli occhi e guardare con il cuore e con amore. Per uomini e donne dalle voci melodiose, per una lingua cantilenante, per una musica sensuale.

Per isole dolci come la vaniglia, feroci come la lava, inebrianti come il sole. Per una natura esuberante, quasi eccessiva. Un paradiso trovato e, inevitabilmente, perduto. Molto si è smarrito di quella innocenza decantata dai primi visitatori. Molto si è conquistato: consapevolezza, fierezza, intraprendenza.

Tahiti, Raiatea, Bora Bora, Manihi, Tahaa: isole e atolli sospesi fra acque dipinte di pesci e spiagge candide che abbracciano vulcani spenti ma non vinti, sgocciolanti nel blu profondo dell'oceano.
Dal I 767 alimentano i desideri di fuga del mondo e vivono nella nostra mente non tanto grazie a quello che sono quanto a ciò che rappresentano. Una leggenda, creata dai quadri di Gauguin e Marisse, dalle poesie di Loti, dai romanzi di Stevenson, di Melville, di Jack London, dal Bounty cinematografico di Gable, Brando e Gibson, già corrotta nel 1769, come lamentato dal capitano Cook e, un secolo dopo, da Gauguin, che abbandonò Papeete per inseguire il proprio ideale di purezza alle Marchesi.

Oggi, capolinea di tutti i miti, Tahiti, l'isola maggiore, è toccata da uno sviluppo economico e sociale che pare inconciliabile con un turismo che pretende li Sogno.
Pur esigendo l'aria condizionata e il frigobar pieno si sente defraudato se non trova l'indigeno nella capannuccia: un marchio di autenticità turistica, una condanna all'immobilismo per coloro che vivono nel "nostro" mito.
Territori d'Oltremare dal 1957, con autonomia negli affari interni dal 1984, queste 118 isole disseminare su: una porzione di Pacifico vasta come l'Europa vivono di turismo.
Perché il paradiso è quasi sterile. A eccezione di frutta e monoi (il profumato olio idratante ricavato dal cocco e dai fiori di tiaré) infatti produce ben poco.

La lontananza, le pesanti tasse d'importazione imposte da mamma Francia per sostenere gli esorbitanti costi dei servizi - trasporti, assistenza medica e scolastica -, unite alla frammentata rete di distribuzione, fanno moltiplicare i prezzi.

li capoluogo, Papeere, a Tahiti, si è adeguato ai tempi. Ora è un Comune con oltre 140mila_abitanti che in cinque anni ha visto raddoppiare il numero dei disoccupati e dove 45rnila famiglie vivono con meno di 50mila Cfp al mese.

Le forme delle leggiadre vahine, complice la ipercalorica alimentazione occidentale, sono lievitate. I polinesiani hanno imparato a ipotecare il futuro, e comprano a rate, facendo la fortuna dei francesi, che hanno in mano l'import-export, e dei cinesi (il 9% della popolazione), giunti come manovali e che ora detengono la maggior parte degli empori.

I turisti arrivano qui e,dopo un'ubriacatura di cesti, parei, fiori e cappelli al mercato e un tour al museo delle perle, scappano. Invece Tahiti va rnetabolizzata, scendendo a patti con il traffico, le code all'ora di punta, il consumismo e l'inquinamento. Va rivalutata, per le sue superbe montagne alte più di 2000 metri, solcate da valli, cascate,ananas e vaniglia.

Per la spiaggia nera di Pointe Venus, sulla baia di Matavai, e la Route du monoi (http://www.monoiaddict.com/). fra piantagioni di tiaré e laboratori di cosmetologia,
Perle e vaniglia sono protagoniste anche nelle isole gemelle di Tahaa e Raiatea, che vanta uno dei maggiori santuari maori, il magnetico mare di Taputapuapea, da cui salparono i polinesiani alla conquista del Pacifico.

Ancora perle nere a Manihi, nelle Tuamotu, 8.800 abitanti e molti visitatori entusiasti di tanta solitudine e lontananza. E poi l'imperdibile Bora Bora, a 270 km a nordovest di Tahiti, quintessenza della Polinesia, la prima ad aprirsi al turismo grazie all'aeroporto militare lasciato nel 1960 dagli americani: un anello di corallo che abbraccia una laguna di 80 kmq, un'isola di 38 kmq dominata dal monte Otemanu e un solo villaggio, Vaitape.
Alberghi fra i più esclusivi del mondo fatti di bungalow sull'acqua e sontuose spa, coppie in luna di miele. E macchine fotografiche.
Tante.

mercoledì 11 gennaio 2012

Il mare d’inverno

Salve inguaribili viaggiatori,
finite le vacanze di Natale, vi è venuta subito la voglia di mare?

Vi è venuta voglia di staccare di nuovo i fili e partire per una vacanza classica, fatta di relax al sole, barche che dondolano nei porticcioli, passeggiate a piedi nudi, immersioni nel blu più profondo?


Voglia di visitare una meta culturale, di scoprire con lentezza città e monumenti, dandosi tutto il tempo per scattare una fotografia o tirare fuori il taccuino e annotarvi emozioni, esperienze, magari un rapido schizzo di matita per poi vedere il tutto pubblicato su questo blog?
La crisi ha creato una nuova tipologia di inguaribili viaggiatori, con gli occhi aperti, informati, che sanno quello che vogliono e come sceglierlo. Desiderano trarre il meglio dai soldi che spendono e, per questo, sanno che il momento migliore per partire verso mete tropicali, dove il caldo e il sole sono garantiti, è arrivato.

Non si corre il rischio del tutto esaurito, i servizi sono migliori, quasi personalizzati, e i prezzi sono scesi, in molti casi anche della metà rispetto all'alta stagione. Un'occasione per raggiungere la Polinesia, una delle mete più desiderate nel mondo, dove la natura primordiale, i colori forti, insieme all'antica arte dell'ospitalità, sono protagonisti.

Anche le spiagge di rocce vulcaniche dell'arcipelago di Seychelles e gli atolli maldiviani, sospesi tra cielo e mare, sono mete emozionali, dove i sensi normalmente sopraffatti dal rumore e dallo stress ritornano in primo piano.

A Mauritius si respira l'aria serena della cultura multi-etnica, mentre le spiagge del Mar Rosso sono un irresistibile richiamo per le famiglie, che trovano servizi a loro dedicati ed un mare che assomiglia-ad un acquario.

Bastano poi poco più di otto ore di volo per raggiungere le Antille francesi, con l'arcipelago della Guadalupa, dove si esplorano habitat diversi, che vanno dalla foresta alle lunghe distese di sabbia bianca.

Un mosaico di scenari spettacolari è la Martinica, da scoprire lentamente lungo la strada del rum, tra piantagioni e distillerie storiche. Ritmi slow anche a Bermuda, dove il noleggio delle auto è bandito ai turisti, che possono invece spostarsi in bicicletta, a cavallo o in barca a vela.

Ci sono poi i Caraibi chic e defilati, come Turks e Caicos, rifugio di vip e attori hollywoodiani ed i Caraibi storici, come la Repubblica dominicana, con la fortezza di Ozama che, assieme all'Alcazar de Colòn, il palazzo della famiglia Colombo, racchiude l'intera epoca coloniale.

La storia si respira anche a St. Thomas, nelle Isole Vergini americane, con i novantanove gradini della torre di Barbanera, dalla cui cima si affacciava il pittore Camille Pissarro per guardare l'oceano.

Un altro luogo dove l'arte ha lasciato un segno è il Museo de Arte de Ponce, a Porto Rico, dov'è custodito FlamingJune, dipinto nel 1895 da Frederic Leighton. Una ragazza addormentata, avvolta da colori rosso, arancio e oro. Uno dei piccoli grandi tesori dei tropici, che da solo vale il viaggio.

Nei prossimi giorni analizzeremo singolarmente tutte le mete che vi ho proposto.

Alla prossima meta.
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it