Il sincretismo religioso di San
Juan Chamula
Salve inguaribili viaggiatori,
la meta che volevo oggi segnalarvi è una destinazione del Messico molto apprezzata per il legame culturale con la civiltà preispanica ed il valore delle sue città coloniali, ovvero il Ciapas, dove l’epoca preispanica inizia circa 7000 anni fa.
La meta proposta e più precisamente un paesino indios vicino San Cristobal de las Casas, ovvero San Juan Chamula.
San Cristóbal de las Casas è una grande città sede del Vescovado del Chiapas (1545), del quale Fray Bartolomé de Las Casas fu il primo vescovo.
Ospitò gli ordini religiosi giunti in Chiapas in quel periodo e anche il collegio gesuita di San Francisco Javier, oltre alla prima Escuela Normal de America. Durante il XIX secolo fu la capitale dello stato.
San Cristobal de las Casas è una città che trova la sua ricchezza nella propria diversità etnica e nella tradizione coloniale, che si ritrova negli splendidi edifici risalenti al XVI secolo.
Come molte guide turistiche spiegano, nelle terre attorno a San Cristobal vivono parecchi discendenti indios. Già in paese si vede continuamente la loro presenza, soprattutto dei bambini.
Le strade grigie sono piene dei loro vestiti coloratissimi, e il suono dei flauti rende l'atmosfera speciale.
Gli indios scendono dalle montagne sino a San Cristobal per vendere i propri oggetti d'artigianato nei mercati e per fare acquisti. Anche la città ha lo stesso sapore esotico e antico delle loro vesti.
Nel cuore del Chiapas, lo stato del rivoluzionario Subcomandante Marcos, a pochi chilometri di distanza da San Cristobal de las casas, c’è un misterioso villaggio dove sacro e profano, riti indigini e globalizzazione si fondono in una mistica miscela dando vita al paesino di San Juan Chamula.
In questa zona, la terra è verdissima, il clima fresco (siamo a 2200 metri), ci sono pini come sulle nostre montagne, campi di mais e fagioli e questi campi coltivati fanno in modo che la popolazione viva in miseria, ma non muoia di fame.
Guardando il panorama, si distinguono bene gli indios Chamula al lavoro, con i loro mantelli di lana rossa e nera, per loro, le pecore non si possono mangiare: sono animali quasi sacri, perché forniscono la lana per coprirsi in inverno.
Incontriamo alcune donne che cardano la lana con grossi pettini di ferro. Sui sentieri compaiono le croci Maya, verdi con gli spigoli arrotondati, paglia e agi di pino alla base. (vedi foto sotto)
Queste stesse croci vengono applicate sulle case per proteggere la famiglia.
San Juan Chamula e’ immerso nella campagna dove le case al posto del cemento armato hanno fango secco e canne di bambù e dove il tempo viene ancora misurato con la meridiana.
La lingua ufficiale non è lo spagnolo ma un dialetto che trascina con sè ancora i semi dell’antico linguaggio Maya, la forma di commercio è il baratto e leggi e le sue osservanze sono decise dal capo villaggio.
Appena scendiamo del pullman veniamo letteralmente assalti da bambini che vendono catenine e altri ammennicoli e continuano a ripetere "dopo", "dopo"????.
Sono arrivato alla seguente interpretazione: tutti i turisti italiani presi d'assalto cercano di difendersi dicendo "dopo" e i bimbi sono convinti che questa sia una forma di saluto o qualcosa di simile.
L' attrazione più importante di San Juan Chamula è il la chiesa principale del paese dedicata a San Juan Bautista. (vedi le quattro foto sotto)
Qui il sincretismo religioso, trova la sua massima espressione, infatti religione cattolica e riti pagani si fondono in qualcosa che ha poco a che vedere con la religione come la intendiamo noi. Quasi con una sorta di timore ed incertezza entro nella Chiesa dove mi si presenteranno di lì a poco, visioni a dir poco sconcertanti.
In questa chiesa tradizionalista, non ci sono sacerdoti né messe, anche se, in teoria, la Chiesa di San Juan Chamula dipende dalla Diocesi di San Cristobal de Las Casas. Il prete arriva solo una volta all'anno, per i battesimi, mentre il resto dell’anno la chiesa locale è autonomamente gestita, in una sorta di collettivo, dalla popolazione indigena.
Soprattutto qui è severamente proibito fotografare direttamente le persone ( tra le quali resiste l'antica credenza di poter perdere in questo modo l'anima, intrappolata dentro la foto ), oltre ai riti e alle feste religiose che si svolgono dentro e fuori dalla chiesetta, pena il sequestro della macchina o peggio.
Allo scopo vigila una particolare milizia locale, armata di un corto bastone di legno e riconoscibile per un pellicciotto di pelo bianco senza maniche indossato sul vestito, che ha anche il compito di verificare che sia stata pagata un'apposita tassa, presso il locale ufficio del turismo, per poter fotografare il paese.
Quasi con un a sorta di timore ed incertezza, entrando nella chiesa si rimane subito impietriti, dall’atmosfera di suggestione che si respira.
L’interno della chiesa è si spoglio ma lascia intravedere lo spirito che pervade un popolo dalla religiosità semplice, ma estremamente intensa.
Si vedono intere famiglie inginocchiate a terra che recitano incomprensibili litanie a bassa voce che, andandosi ad unire, danno corpo ad un mistico brusio di sottofondo che mi accompagnerà nella mente anche una volta uscito da quel posto.
Il pavimento è cosparso di aghi di pino che stanno a rappresentare la fertilità della terra ed il contatto tra l’uomo e madre natura; candele accese e bottigliette di vetro di Coca Cola per lo più sono disposte tutte intorno ai fedeli per compiere i loro riti.
Non è raro poi che in questi riti, a volte ufficiati da praticanti stregoni, vengano utilizzati anche degli animali (normalmente dei polli o galline successivamente sacrificati) a cui con rituali magici si cerca di trasferire il male che ha colpito il postulante.
Male (malattia) che può inoltre venir espulso dalla bocca, sempre secondo le loro credenze, pensate un po', anche facendo largo uso di Coca Cola, che inevitabilmente agevola lo scopo producendo grandi quantità di gas.
Il resto delle pareti è ricoperto di teche con statue e feticci di altri santi di ogni tipo e provenienza, c’è perfino il “nostro” Sant’Antono da Padova, oltre all’immancabile icona della Vergine del Guadalupe, presente in ogni angolo del Messico, ai quali le vengono rivolte le preghiere della gente.
Gente che in silenzio si confessa parlando alle statue. Ogni immagine porta al collo uno specchio, in cui il fedele, confessandosi, può vedere il proprio viso.
Salta all’occhio il grande numero di candele accese sul pavimento (accanto agli aghi di pino), e soprattutto il colore delle candele votive offerte, che simboleggiano la grazia che si vuole chiedere al santo, che sono bianche (problemi di nervi), verdi (problemi con la foresta vista come entità spirituale), rosse (ferite di sangue), marroni (problemi con la terra o con i raccolti) e nere (pericolo di morte). Quando infine le richieste vengono esaudite per ringraziamento le statue dei santi sono rivestite con colorate e preziose stoffe.
Usciti dalla chiesa non possiamo resistere all'assalto dei bambini e tutti compriamo catenine, braccialetti e portachiavi.
Cucina chiapaneca
La cucina chiapaneca è il risultato della mescolanza di diverse tradizioni. Ai prodotti autoctoni, gli spagnoli unirono cereali, frutta, legumi e carne di animali sconosciuti in questa regione.
La fusione di queste tradizioni ha generato una cucina con caratteristiche proprie, che ha subito influenze anche dall’immigrazione orientale che ha caratterizzato questi luoghi.
Tra alcuni piatti tipici troviamo la pepita con tasajo, il cochito, la carne di manzo o di maiale con il riso, il pozol, l’agua de chía, il tascalate e dolci tipici come il suspiro e il pan de elote.
Ci sono piatti a base di prosciutto e insaccati, come l’asado chiapaneco, i peperoni ripieni, il bollito di carne con i ceci, il vitello ripieno, la chanfaina, lo stufato di carne e la lingua allo zafferano.
La cucina tipica di alcuni villaggi del Chiapas include carne di iguana, di cinghiale, di coniglio, di agnello, di vitello, di anantra, di quaglia e struzzo che si mangiano arrosto e accompagnati con peperoncino e uova di cilantro. Non si può non ricordare il cacahuate, il miele selvatico, il cioccolato fatto in casa, i semi di girasole e la zucca tostata en comal.
Alla prossima meta.
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it
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SCHEDA TECNICA SAN JUAN CHAMULA
Per ulteriori informazioni:
Ente per la Promozione Turistica del Messico
Via Barberini 3 – 00187 Roma
tel.: 06-4874698 - fax: 06-42014293
Email: italy@visitmexico.it
Siti Web:
Ente per la Promozione Turistica del Messico: www.visitmexico.it
Gobierno del Estrado de Chiapas: www.turismochiapas.gob.mx/ (in spagnolo)
Come si raggiunge:
In Aereo:
Non esistono voli di linea diretti dall’Italia al Chiapas.
Bisogna fare scalo a Città del Messico.
Ambasciata
Ambasciata d'Italia a Città del Messico
Paseo de las Palmas 1994
Col. Lomas de Chapultepec
11000 México, D.F.
Tel. 0052.55.55963655 - Fax 0052.55.55962472
E-mail: segreteria.messico@esteri.it
Web: www.ambcittadelmessico.esteri.it
Documenti: Per i cittadini italiani serve il passaporto con validità di almeno 6 mesi senza obbligo di visto per soggiorni turistici fino a tre mesi
Fuso orario: 6 ore in meno rispetto all'Italia, 7 quando in Italia vige l'ora legale.
Vacinazioni obbligatorie: Nessuna vaccinazione obbligatoria
Periodo consigliato:
Il periodo migliore per visitare il Chiapas va da ottobre a maggio, perché il clima è abbastanza asciutto e non fa ancora troppo freddo.
6 commenti:
ci sono passato sedici anni fa ... che luogo affascinante, ebbi la fortuna di assistere ad un rito e mi fu offerto il mezcal, un posto assolutamente indimenticabile come tutto il Chiapas, in cui spero presto di tornare.
Ciao,
io ci sono stato 9 anni fà...e prima o poi ci tornerò! E' un posto incredibile, dove il cielo è d'un blu che non sembra vero, dove il verde della natura brilla e dove il sorriso delle persone ti incanta. E' un posto magico dove si respira pace, pare proprio l'ombelico del mondo in cui ci si ritrova quando ci si sente persi.
Non aspettatevi nulla, non sperate di trovarvi cose incredibili, ma andateci, andateci, andateci, per la pace che vi darà e la sua semplice bellezza.
PS: troverete il 2° mercato etnico più bello di tutta l'america latina
PPS:...e se avrete un pò di fortuna potrete assistere ad un matrimonio con i Mariachi che suonano inchiesa per gli sposi!
Vincenzo Garoia
Sono stato recentemente, trattasi di un luogo molto suggestivo,dove si provano grandi emozioni(io ho pianto) tanto mi ero compenetrato nel rituale e nel luogo
Ciao Vincenzo
Hai perfettamente ragione, a San Juan Chamula si provano emozioni molto intense.
Grazie per il commento
Sono tornato ieri ed è stata la prima cosa che sono andato a cercare sul web, la religiosità e il misticismo che si prova in quella chiesa mi ha colto impreparato. Una sensazione simile forse l'ho sentita solo a Varanasi sul Gange.
Siamo tornati da 3 giorni da un viaggio in Messico, dove San Juan Chamula ha un posto fra i 5 posti più emozionanti visitati. Siamo stati fortunati perché era il 15 agosto festa della vergine e la chiesa era stracolma di indios che suonavano, pregavano, sussurravano, si passavano mexcal, accendevano migliaia di candele, bruciavano incenso in grandi contenitori che piccole donne spostavano da un capo all'altro della chiesa. davant alle statue di santi improbabili (un San Pedro major ed uno minor) intere famiglie in ginocchio davanti a candele da loro fabbricate invocavano guarigioni e preghiere, creando un ambiente irreale e di atavica tradizione che ci ha trasportato in un passato remoto quando al dio cristiano era sommati gli dei pagani della natura. Indimenticabile!!
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