; Il Blog di chi ama viaggiare: 178 km da centauro da Trapani ad Agrigento

lunedì 30 luglio 2012

178 km da centauro da Trapani ad Agrigento

Salve inguaribili viaggiatori

l’inguaribile viaggiatore Samuele ci vuole raccontare il suo viaggio in motocicletta da Trapani ad Agrigento.

Ecco il suo racconto:
"Dopo una visita al mercato e agli edifici barocchi della città, Corso Vittorio Emanuele a Trapani è il miglior punto di partenza per dirigersi verso sud e seguire su due ruote le acque del Tirreno e perdersi in quelle dello stretto di Sicilia.

Ma prima di imboccare via Marsala e poi la strada costiera numero 21 verso lo specchio delle saline, è un piacere guidare tra le tortuose pendici del Monte San Giuliano fino alla splendida, medievale Erice; imperdibile una granita nelle pasticcerie della via centrale.

Lasciati il tempio di Venere e i vicoli fioriti, si ridiscende con il vento in faccia verso le acque rossastre della Riserva naturale Saline di Trapani e Paceco, tra le sagome dei mulini a vento, il giallo della fioritura delle margherite e il lilla delle viperine.

Qui i Fenici installarono le prime vasche per l'estrazione del sale e da qui si fila lungo la litoranea fino a Mozia (isoletta fondata dai Fenici a pochi metri dalla terraferma, protagonista di un delicatissimo miracolo bio-archeologico tra le isole dello Stagnone).

Poi Marsala: l'antica Marsa Alì ("il porto di Alì") si trova dopo 12 chilometri di strada fiancheggiata dai vitigni oltre i quali chi ama i luoghi evocativi può fermarsi davanti al mare che l'11 maggio 1860 vide lo sbarco dei Mille. Il centro merita una passeggiata, con sosta sul lungomare per una cena a base del sorprendente couscous locale.

In via Vincenzo Florio 1, un'altra tappa must per i gourmet: il Marsala delle gloriose cantine Florio, per degustazioni e acquisti.

Doppiato capo Boeo si imbocca la statale 115 per un allungo di 40 chilometri fino a Mazara del Vallo; attenzione ai tuffi, la costa è soggetta al fenomeno del marrobbio, il repentino cambiamento del livello delle acque con escursioni anche di un metro in pochi minuti.

Le Cave di Cusa (seguire la statale fino a Campobello e poi deviare a gomito verso sud per 3 km) sono il luogo remoto da cui si estraeva il tufo per i templi: per scorgere i segni delle incisioni nella roccia bisogna procedere lentamente tra gli aspri dislivelli.

Per gli amanti del genere, poco più a nord sorge Castelvetrano, la mecca delle olive "Nocellara del Belice", quelle al naturale e schiacciate.

Dopo una deviazione per la chiesa della Trinità di Delia, piccolo gioiello dell'architettura arabo-normanna immersa in un paesaggio d’eucalipti, palme e pini, si può finalmente avvicinare con meraviglia Selinunte, uno dei siti archeologici più ricchi di tutto il Mediterraneo: la città antica, l'acropoli, i templi della collina orientale e la necropoli si affacciano sul mar d'Africa, che si apre alla vista man mano che ci si avvicina.

Mollate la moto: il bagno nell'acqua cristallina con vista sulle rovine è impagabile.

Ripresa la statale 115 si punta verso Menfi, capoluogo di un territorio punteggiato dal verde della vite, dal viola del carciofo e dai colori degli alberi da frutto che sfocano con lo scorrere del paesaggio.

A Sciacca ci si può rilassare alle terme, note già ai romani, e rifocillarsi con una saporita pizza saccense, croccante e a base di cipolla.

Due le escursioni interessanti nella zona: la salita al monte San Calogero, da cui si scorge in lontananza la sagoma di Pantelleria, e quella a Caltabellotta, il rinfrescante paesino di montagna dalle architetture medievali e dalla Rocca che domina la vallata.

I veloci 60 chilometri tra Sciacca e Agrigento si spezzano a Eraclea Minoa, colonia fondata dai selinuntini sullo sperone roccioso di Capo Bianco: basta sedersi nella cavea, la scalinata riservata agli spettatori che dà verso il mare, per tornare con la mente al III secolo avanti Cristo.
Ai piedi del Capo si srotola una lunga spiaggia da favola con una fitta pineta.

Quando si giunge ad Agrigento l'occhio è rapito dalla Valle dei Templi con i suoi monumenti di calcarenite tufacea dorata che si stagliano caldi e severi tra il candore dei mandorli in fiore.

Se si cerca la pace dopo una giornata torrida, niente di meglio che una passeggiata serale nel centro della città di Pirandello (da visitare la sua casa natale, in contrada Caos) e una chiusura con cena in osteria a base di ricotta, olive e sarde salate."

Ringrazio Samuele per il tuo racconto molto interessante e se anche tu vuoi raccontarci un tuo viaggio particolare, basta che mi invii un’email a: inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it

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